Strana questa cosa dei viaggi, una volta che cominci, è difficile fermarsi. È come essere alcolizzati.
(Gore Vidal, La statua di sale, 1948)

mercoledì 17 ottobre 2012

Dreaming of .. Bermuda

Nell’organizzare le scorse vacanze abbiamo passato un po’ di tempo alla ricerca del modo per abbinare qualche giorno di mare al tour in Canada che avevamo già deciso. Un pomeriggio siamo andati alla fiera del turismo (BIT) a Milano e quasi per caso ci siamo avvicinati allo stand delle Bermuda. Ci hanno spiegato che questo arcipelago di isole è piuttosto vicino alla costa atlantica degli stati uniti e, proprio per questo, è facilmente raggiungibile anche da città del Canada come Toronto e Montreal.
Non avevamo molte informazioni ma, più che altro per curiosità, abbiamo preso un depliant e abbiamo deciso di andarci più che altro perché era il mare più vicino al Canada Atlantico e meno soggetto a pericoli uragani (essendo Caraibi ma decisamente più a nord rispetto a tutto il resto). In realtà però non sapevamo bene cosa aspettarci: paradiso di golfisti, terra di matrimoni iper chic per americani iper ricchi, spiagge da sogno che però ci sembravano incredibilmente ritoccate con Photoshop (sabbia troppo rosa, mare troppo blu, cielo troppo azzurro…) ci facevano essere piuttosto scettici.
Prima di dire come ci siamo trovati, quello che abbiamo visto e cosa abbiamo portato a casa da questa vacanza ecco qualche consiglio pratico:
  • Noi abbiamo volato con American Airlines da Toronto via New York. Dagli Stati uniti si tratta davvero di meno di 2 ore di volo con più opzioni al giorno.
  • Per dormire abbiamo prima cercato qualche albergo su booking: solo resort tanto belli quanto cari. Abbiamo però visto che sul depliant che avevamo preso al BIT suggerivano, come sistemazione autentica sull’isola, appartamenti all’interno di case coloniali fittate dai bermudiani. Cercando un po’ su internet abbiamo trovato il sito www.bermudagetaway.com che ha una grande varietà di appartamenti e residence e da lì abbiamo scelto un appartamento nella cittadina di St George per circa 110 dollari di bermuda (il loro dollaro è ancorato a quello americano) a notte.
  • Il sito ufficiale del turismo di Bermuda è molto utile e dà davvero molti utili suggerimenti http://www.bermudatourism.it così come il sito http://www.gotobermuda.com/
  • L’arcipelago è costituito da più isolette collegate tra loro attraverso ponti artificiali. Ci sono due centri più “grandi”, uno è Hamilton e l’altro è St George, la vecchia capitale. Per quella che è stata la nostra esperienza Hamilton è in assoluto il posto più brutto di tutto l’arcipelago. Boutique di lusso, ristoranti scintillanti, americani a non finire.. Insomma un posto molto “glam” che mal rispecchia, anzi non rispecchia affatto, la vera anima e la vera natura delle Bermuda. Se si amano i locali e la gran comodità Hamilton è il posto giusto ma penso che sia abbastanza inutile andare in un paradiso terrestre dall’altra parte del mondo per avere gli stessi negozi (inavvicinabili) e le stesse comodità che puoi trovare a Saint Tropez (certo con un mare comunque un po’ diverso J). Hamilton a parte l'isola è abbastanza selvaggia con la comodità, però, di avere delle buone strade a disposizione.
  • Non è possibile, per uno straniero, noleggiare automobili. E’ invece consentito fittare un motorino. Non ci sono tantissimi noleggiatori. Quello che va per la maggiore e ha vari “punti vendita” è Oleander http://www.oleandercycles.bm/. Consiglio molto molto caldamente di prendere il motorino. E’ indispensabile per godere a pieno della bellezza dell’isola.
  • Tutti i posti chiudono molto presto. Non so a Hamilton ma a St George è praticamente impossibile mangiare oltre le 21.30.
  • All’aeroporto di Bermuda non c’è il money Exchange e accettano solo ed esclusivamente dollari di bermuda o dollari americani quindi munitevi prima di arrivare!!! (non come noi, che ci siamo trovati senza un dollaro con cui pagare il taxi dall'aeroporto all'appartamento)

Fatte queste doverose premesse organizzative veniamo all’isola.
Bermuda è stato, per me, un posto assolutamente al di sopra di ogni possibile aspettativa. Se pensi al paradiso sicuramente pensi ad un posto molto simile a queste isolette sparute in mezzo all’oceano dai colori incredibili. Non era Photoshop quello che vedevamo sul depliant ma la natura di queste spiagge dai colori sensazionali.
Le spiagge sono tantissime, tutte bellissime:
  • Turtle bay, Clearwater bay e Long bay al nord dell’isola, imperdibili per la loro sabbia bianchissima,il mare cristallino e praticamente nessuno in spiaggia.
  • Tobacco bay, sempre a nord dell’isola, più “affollata” e con addirittura un bar sulla spiaggia che al tramonto è assolutamente incantevole.
  • Tutte le spiagge di southshore (horseshoe bay, Warwick, ..) con una sabbia di corallo rosa che ti sembra finta a circondare un’acqua che va dall’azzurro intenso al verde smeraldo, tutte incontaminate con anse e baie assolutamente deserte sulle quali vorresti che le giornate non finissero mai.
  • Church bay, praticamente il paradiso dello snorkeling.
I Bermudiani che come aspetto fanno pensare ai giamaicani, con la loro pelle scurissima e le treccine, sono un popolo cordiale a livelli incredibili. Se ti incontrano per strada ti salutano, cercano di aiutarti se hai bisogno di una mano anche se non chiedi aiuto. Abbiamo chiesto indicazione ad un tassista che ci ha accompagnato per 20 km e poi è tornato indietro. La nostra proprietaria di casa all’arrivo, sapendo che non eravamo riusciti a cambiare gli euro in dollari, non solo ci ha dato i soldi per pagare il taxi ma ci ha anche prestato dei soldi per fare colazione.
Sono pigri e rilassati e l'ultima parola che ti viene in mente quando li osservi è "operosità" perché li vedi per strada a lavorare lentamente, a chiacchierare, come se la frenesia fosse una parola non contemplata nel loro vocabolario. Una signora si è fermata una sera accanto al nostro motorino invitandoci ad andare piano dicendoci “take your time”: per loro praticamente un intercalare.
St George è l’emblema dello spirito bermudiano. Poche case (tutte rigorosamente colorate, perché l’allegria a Bermuda è un fatto serio), pochissimi ristoranti, piccoli negozietti. Tra i pochi ristoranti un plauso speciale a Whahoo (dal nome di un pesce che abbiamo assaggiato) http://www.wahoos.bm/about.asp. un posticino delizioso, in cui si mangia bene, si spende il giusto e l’atmosfera sulla terrazza direttamente sul mare è meravigliosamente rilassata.
Insomma.. voto 10 e lode!

martedì 18 settembre 2012

(ARI)Langhe

Negli ultimi 2 mesi non sono mai riuscita a scrivere.. spero proprio di riuscire a recuperare anche perché ci sono un bel po’ di posti di cui vorrei parlare.
Inizio da un posticino vicinissimo (almeno per i “nordici”) in cui Fausto ed io abbiamo passato il nostro secondo anniversario di matrimonio.
Non volendo allontanarci molto abbiamo optato per le Langhe piemontesi che non deludono e non stancano mai grazie alla loro bellezza, alla magnificenza del loro turismo enogastronomico e al senso di quiete che regna sovrano. (come ho già avuto modo di raccontare http://vadoinviaggio.blogspot.it/2011/04/langheshire-la-toscana-due-passi-da.html 
Dopo qualche ricerchina su internet abbiamo optato per un agriturismo a Monforte d’Alba che, dalle recensioni e dalle foto, ci sembrava bellissimo: Amalia Cascina in Langa. http://www.cascinaamalia.it/#&slider1=1
Consiglio questo agriturismo per molti motivi:
  • le stanze: poche, curatissime, con un'ottima bottiglia di vino di benvenuto e due calici ad aspettarti
  • gli spazi comuni: gli interni sono accoglienti e particolari con poltrone comode su cui sedersi in pace a sorseggiare un bicchiere di vino mangiando noci e chiacchierando. all'esterno c'è una bella piscina letteralmente immersa nelle vigne..
  • vista: vigneti fino a perdita d’occhio  (visto che il proprietario ha anche un'immensa cantina super tecnologica. Se ha tempo chiedetegli di farvela visitare, lui stesso vi accompagnerà e vi racconterà i segreti di ogni fase e di ogni macchinario)
  • il personale gentilissimo e il "negozio" con prodotti tipici che vanno dai vini (ovviamente) alle creme per il corpo al Barolo.

Mentre scrivevo mi è venuta voglia di tornarci.. quasi quasi uno di questi weekend :-)

martedì 26 giugno 2012

Sorpresa a Marina di Vietri

Negli ultimi mesi sono stata davvero una pessima blogger. Ma il lavoro e impegni vari hanno lasciato davvero pochissimo tempo per il resto.
Vorrei però parlarvi di un posticino in cui abbiamo festeggiato il battesimo del figlio di una delle mie amiche più care, nonché foodblogger (http://www.scriveve.it/). Complici il posto di cui sto per parlarvi e l’ottima compagnia, il pranzo è stato davvero una festa allegra e spensierata che tutti ricorderemo con piacere.
La mia amica e suo marito hanno scelto di pranzare insieme a tutti noi amici e parenti al ristorante “L’Argonauta” alla Marina di Vietri.
Innanzitutto partiamo dal paese: la Marina di Vietri è un posto delizioso direttamente sul mare, con un paesaggio stupendo e dall’ atmosfera tranquilla, calda ed informale. Arrivare lì ti mette già in pool position per il relax perché lo stress inizia ad abbandonarti man mano che procedi lungo la discesa che porta dal paese alla marina.
Ed ora veniamo al ristorante.. in perfetta sintonia con il paese, L’Argonauta è un locale rilassante, gestito da persone gentilissime, non eccessivamente grande e con i tavoli all’aperto ad 1 metro dalla spiaggia. Il cibo naturalmente è a base di pesce cucinato ottimamente ed in maniera casereccia.
Insomma è un posto che ha davvero tutto quello che si può chiedere ad un ristorante sul mare! E se non credete a me date un’occhiata su Tripadvisor su cui è recensito con ben 4,5 stelline su 5 http://www.tripadvisor.it/Restaurant_Review-g635617-d2169623-Reviews-L_Argonauta-Vietri_sul_Mare_Amalfi_Coast_Campania.html.


mercoledì 2 maggio 2012

Gite fuori porta: Villa Carlotta

Ultimamente ho scritto pochissimo e intendo recuperare quanto prima dedicando un pò di spazio alla bella Pasqua svizzera passata con gli amici. Ma nel frattempo, visto il poco tempo a disposizione, voglio spendere due parole su uno dei posti visti in questo ponte del primo maggio: Villa Carlotta a Tremezzo (lago di Como).
Il lago di Como, si sa, è pieno zeppo di bellissime ville. Leggendo qui e lì su internet avevo visto che Villa Carlotta è considerata la più bella di tutte. Incuriosita, quindi, ci sono andata dopo aver passato una bella mattinata tra Bellagio e dintorni.
Non sono in grado di dirvi se è la più bella perchè dovrei aver visto tutte le altre ma so dirvi con certezza che è una villa meravigliosa che merita assolutamente una visita.
Gli interni, vi dirò, non sono affatto sensazionali. Villa Olmo ad esempio, per restare sul lago di Como, ha dei saloni più affascinanti. E resterebbero "non sensazionali" se non fosse che in una delle sale, al centro, c'è niente poco di meno che Amore e Psiche, per me una delle più belle sculture in assoluto...
Ma la parte migliore della villa è il giardino: un parco botanico rigogliosissimo con una vista sul lago incantevole.
Si alternano fiori coloratissimi, alberi dal fusto enorme, una collezione di bambù di tutte le dimensioni, piantine minuscole e agrumi perfetti. Insomma, se lo avessi saputo prima e se il tempo fosse stato più clemente, avrei portato con me uno spuntino per pranzare nell'area adibita.
Per listino prezzi, orari di accesso ed eventi il sito è: http://www.villacarlotta.it/
Buona gita fuori porta a tutti!!

martedì 3 aprile 2012

Pasqua di mal tempo!

Pasqua arriva e, come ogni anno da che io ricordi, le previsioni non sono delle migliori soprattutto a Pasquetta.
Questa mattina ho trovato sul sito della Repubblica questo link su 10 cose da fare a Pasqua a costo zero (o almeno low cost) nelle varie città italiane.
Alcune di esse suggeriscono mostre interessanti, monumenti da visitare e comunque cose da fare "al coperto", quindi ho pensato di dare qualche spunto: http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/03/29/news/costo_zero-32415260/?ref=HRESS-1.

Buona Pasqua a tutti!

domenica 18 marzo 2012

Una strana gita: Londra da tifoso (e il finto fairplay inglese)

Io c’ero. Sono stato uno dei “fortunati” possessori di un biglietto per la partita degli ultimi 20 anni, almeno per noi folli innamorati del Napoli. Chelsea – Napoli, ritorno degli ottavi di Champions League, Londra, stadio Stamford Bridge. Onde fugare qualsiasi dubbio, chiarisco le modalità con le quali io ed un piccolo gruppo di amici siamo entrati in possesso dei tanto agognati biglietti.Lavoro a Milano in UniCredit, sponsor principale della Uefa Champions League, che in quanto sponsor ha un diritto di prelazione nell’acquisto dei biglietti di qualsiasi partita di Champions per i propri dipendenti e/o principalmente per i propri clienti.Non vi lasciate sviare, nessun particolare privilegio, in quanto semplice dipendente, ho pagato a prezzo di costo i biglietti che UniCredit ha acquistato per me, ho dovuto richiedere approvazione a tutti i miei capi per poterlo fare (quasi mi mettevo in ginocchio), sui biglietti di UniCredit la mia priorità era l’ultima della lista. Infatti erano rimasti a disposizione solo i biglietti denominati di categoria 3, cioè settore West Stand Lower, Porta 1, Fila 6 (praticamente i distinti bassi confinanti con la curva del Chelsea). Ma almeno erano rimasti, potevo comprarli, molti altri a Napoli sono stati presi a botte dai nostri stessi compaesani (vergogna) e non li hanno ottenuti, avevo già i biglietti aerei, non potevo non prenderli. Li ho presi.
Tralascio l’ansia prima di arrivare allo stadio, i messaggi di panico che abbiamo ricevuto e letto da più fonti (amici, giornali, sito del Chelsea) in merito all’impossibilità di accedere per i tifosi del Napoli (ma è una malattia?) al settore destinato ai tifosi del Chelsea, dei sequestri di biglietti (ma se non è dichiarato lo stato d’allarme dal questore / prefetto, è legale?), etc, etc…La faccio breve, siamo pochi, non indossiamo sciarpe o segni di riconoscimento, abbiamo facce da bravi ragazzi, nel nostro gruppo ci sono anche persone di una certa età, siamo tutti distinti ed educati, abbiamo i biglietti custoditi gelosamente, facciamo attenzione nelle zone limitrofe lo stadio, ai controlli non ci fermano, entriamo. Aldilà della pessima visibilità del settore in cui eravamo, volevo raccontarvi l’accoglienza ed il comportamento tenuto dai maestri del fairplay britannico, la nazione che ha inventato il calcio, la nazione che ha risolto il problema degli hooligan negli stadi. Questo è vero, ma dopo il mio racconto forse sarà un po’ più chiaro come lo hanno risolto.
Mi sono subito reso conto che nelle file davanti e dietro di me c’erano molti napoletani. Circondati da tifosi del Chelsea e con la curva a 2 metri (costeggiavamo il muretto). Ma nessuno indossava sciarpe o altri vessilli del Napoli, alcuni si erano nascosti addirittura dietro sciarpe del Chelsea (io non ce l’ho fatta).Inizia la partita, e subito gli inglesi identificano i napoletani. Come? L’occasione di Hamsik, parata miracolosamente da Cech, abbiamo sussultato e ci hanno individuato. Da allora è iniziata la partita nella partita. Gli steward sono venuti ed hanno trascinato fuori 2 o 3 tifosi napoletani che erano seduti davanti a noi perché avevano osato alzare la braccia come segno di disappunto.
Iniziano gli insulti dalla curva e dai tifosi inglesi intorno a noi. Il campionario è molto vario. Si va dagli sputi (per fortuna non su di me) alle urla, le minacce di morte, gli improperi.Per tenere la situazione sotto controllo ordino ai miei amici di non muovere un muscolo neanche se il Napoli dovesse segnare. Sapevo che era difficile non muoversi, ma avevamo paura. E soprattutto non volevamo rinunciare alla nostra partita. In cuor mio speravo in uno 0 a 0 trascinato fino alla fine, cosi il Napoli si sarebbe qualificato ed i tifosi inglesi sarebbero rimasti sedati (tifano molto solo quando vincono). Invece purtroppo non va cosi, la nostra difesa soprattutto dopo l’uscita di Maggio soffre troppo sulle fasce e la fisicità del Chelsea alla lunga prevale. Ed infatti Drogba segna l’ 1 a 0.Lo stadio esplode, noi rimaniamo fermi, e qui la vergogna dei supporters inglesi e dei loro steward tocca l’apice. Persone di mezza età e ragazzi iniziano ad additare la nostra zona urlando “Napoletans, napoletans”. Siamo i moderni appestati.
Gli steward vengono da noi a dirci che dobbiamo applaudire e festeggiare al goal del Chelsea altrimenti ci sbattono fuori dallo stadio. Dalla curva le minacce e gli insulti aumentano sempre di più. Siamo nell’occhio del ciclone. Ad ogni azione del Napoli e/o del Chelsea pericolosa, alcuni napoletani vengono mandati fuori dallo stadio se si sono fatti minimamente notare. Poi finalmente segna Inler. Io ed i miei amici più prossimi riusciamo a controllarci (è terribile non festeggiare il goal della tua squadra del cuore che potrebbe significare la qualificazione). Molti napoletani non si trattengono e gioiscono. Tra questi c’è un mio amico, Pasquale che, vessato da inizio partita da alcuni facinorosi della curva del Chelsea che gli urlano di tutto e sputano verso di lui, reagisce andando a festeggiare sotto il loro naso. Chiaramente sa di dover essere cacciato dallo stadio in base alla famosa regola inglese del fairplay: “se uno straniero festeggia nel settore inglese anche minimamente e senza provocare deve essere immediatamente cacciato ed insultato onde evitare che venga giustamente e meritamente accoltellato, mentre se un locale insulta e lancia di tutto contro i sedicenti stranieri in questione rimarrà tranquillamente al suo posto a fare i suoi comodi”.
Pasquale esce dallo stadio, prende degli schiaffi punitivi, riesce miracolosamente a farsi accettare in un pub (vietato l’ingresso a cani e napoletani, mi ricorda un famoso film di Benigni su tragicità storiche ben più gravi di queste) solo perché in giacca e cravatta e parlante inglese. Noi rimaniamo dentro a soffrire, sperando almeno di poter gioire a casa. Purtroppo le cose prendono una brutta piega anche dal punto di vista sportivo. Il Napoli non ha l’esperienze e la fisicità giusta per tenere il Chelsea, e pur essendo superiore esce. Noi subiamo gli insulti di tutti al 4 a 1 e vediamo Ivanovic festeggiare ad un metro da noi senza poter muovere un muscolo. Ma almeno usciamo incolumi, non so come sarebbe andata a finire se fosse passato il Napoli.
A me resta il sogno infranto del goal qualificazione magari segnato all’ultimo secondo…in quel caso avrei urlato anche io in faccia ai tifosi del Chelsea la mia felicità e sarei stato cacciato dallo stadio…ma contento! Purtroppo non è andata cosi, ci rifaremo la squadra va migliorata ma è forte ne sono sicuro. Come sono sicuro di una cosa, nonostante i nostri problemi, nonostante il fatto che molti tifosi anche del Napoli danno un’immagine negativa della squadra e della città, contrariamente a quello che molti soloni anche nostrani millantano, noi non abbiamo niente da invidiare al calcio inglese ed al loro millantato fairplay, se non uno stato di polizia e discriminazione che va spesso a discapito non solo dei facinorosi ma anche e soprattutto delle persone oneste che investono tempo, soldi e passione nel vedere la propria squadra del cuore.
Aggiungo un’informazione. Quest’anno stiamo stati anche a Monaco a vedere Bayern – Napoli 3-2, ancora biglietti del settore ospite, stesse persone… nonostante il nostro incitamento (tralasciando il fatto che siamo entrati con sciarpe e magliette azzurre) alla squadra sul 3-2 per completare una rimonta che sarebbe rimasta nella storia, i vicini bavaresi non hanno mai accennato alcuna parola né alcun gesto scorretto contro di noi. Il pareggio avrebbe rimesso in discussione la qualificazione del Bayern, ma i bianco-rossi hanno esibito un’ospitalità, un fair-play, oltre ad una coreografia che nulla ha a che vedere con quella dei Blues. Spero che almeno una parte di questa ipocrisia inglese venga smontata da racconti come questo. Io cercherò di farmi promotore in tutte le sedi perché ciò avvenga. Sempre forza Napoli squadra e città.
Fausto

mercoledì 14 marzo 2012

Passaporti, vaccinazioni e visti... che caos!

Mi sono resa conto che le informazioni su permessi, visti, documenti, patenti di guida abilitate, vaccinazioni sono difficili da reperire in rete e soprattutto spesso le fonti sono in contraddizione le une con le altre.
Mi sono ripromessa, quindi, di cercare di riportare quante più informazioni possibili su questo argomento sperando di poter agevolare qualcuno che inizia a perdersi tra siti, numeri di telefono a cui risponde solo e soltanto una voce registrata, forum di viaggiatori che danno indicazioni contrastanti e via così.
Allora… il sito del ministero degli affari esteri devo dire che è molto completo. http://www.viaggiaresicuri.it/
In funzione del paese selezionato dà:
·         Notizie su eventuali avvisi particolari (misure di sicurezza straordinarie, limiti all’accesso imposti dalla farnesina, calamità naturali verificatesi, ecc.)
·         Documentazione necessaria per l’accesso nel paese.
·         Zone a rischio
·         Situazione sanitaria ed eventuali vaccinazioni obbligatorie/consigliate
·         Viabilità e patenti abilitate
Ma vediamo documento per documento che cosa bisogna fare…
Visto:
Per il visto tutte le informazioni sono reperibili sul sito del consolato di riferimento. E’ piuttosto difficile, però, riuscire a comunicare telefonicamente con qualcuno visto che molto spesso i consolati hanno servizi telefonici affidati alle sole voci registrate.
Passaporto e documento per USA:
Nel caso fosse necessario provvedere ad un passaporto nuovo, o ad uno idoneo per gli Stati Uniti, il sito della polizia di Stato alla sezione “passaporto” http://poliziadistato.it/articolo/1087-Passaporto/  dà tutte le informazioni che servono. Unica complicazione per la sezione dei passaporti per gli Stati Uniti (che servono anche per il solo transito negli USA) che è un po’ articolata (non per colpa del sito ma a causa del caos che gli stati uniti hanno generato sull’argomento).
Per gli Stati Uniti, se possiedi le seguenti caratteristiche:
·         Viaggi per meno di 90 gg,
·         Possiedi un biglietto di ritorno
·         Viaggi per affari/turismo
·         Hai un passaporto valido (emesso dal 26/10/2005 al 26/10/2006 a lettura ottica o emesso dopo il 26/10/2006 col cip)
non è necessario provvedere al Visto ma basta l’ESTA che è una richiesta di accesso da fare on line a questo indirizzo https://esta.cbp.dhs.gov/esta/esta.html?_flowExecutionKey=_c6D93A2E5-F4D3-D122-B627-35276CC71A64_k115514AE-7EFC-E5B4-1D6F-934759CD0ACE.
Se non rientri nei requisiti indicati devi fare il visto (parlare con l’ambasciata o il consolato americano è impossibile!)
Patente di guida:
In molti paesi, per guidare, è necessaria la patente di guida internazionale. Ne esistono di due tipi (Convenzione di Vienna 1968 oppure Ginevra 1949) e occorre quindi verificare sul sito del ministero quale dei due viene richiesto dal paese che state per visitare. Per entrambe, comunque, serve andare ad un ufficio delegato ACI o all’ufficio della Motorizzazione con 2 foto di cui una autenticata dal comune, carta di identità, codice fiscale e circa 100 euro. Il tempo per questa operazione è di circa 2 mesi quindi tocca muoversi con anticipo. C’è da dire, comunque, che il sito del ministero è cautelativo nel senso che per la massima tranquillità di viaggio, se le informazioni del paese non sono chiare, suggerisce di procurarsi la patente internazionale anche laddove basterebbe per un certo periodo di tempo la patente italiana. Es. in Canada non sarebbe necessaria la patente internazionale per i primi 90 gg di soggiorno. Sul sito del consolato canadese però viene segnalato che alcuni noleggiatori di auto la richiedono comunque soprattutto per le patenti del vecchio tipo e, quindi, sul sito del ministero la dà come obbligatoria.
Vaccinazioni:
Solo alcune ASL solo abilitate a fare le vaccinazioni per i viaggiatori (febbre gialla, antitifica, ..). Basta andare sul sito della ASL della propria città, andare nella sezione Dipartimento di prevenzione medico à viaggiatore internazionale. Di solito, a seconda della vaccinazione, c’è un bollettino da pagare nell’ordine delle poche decine di euro.
Ad esempio per il comune di Milano il riferimento è http://www.asl.milano.it/user/Default.aspx?SEZ=2&PAG=64.

Cercherò di mantenere questa sezione sempre aggiornata, nel frattempo.. spero di esservi stata utile!

mercoledì 7 marzo 2012

Un posto che non mi è piaciuto: Saint Tropez

So che è un posto famosissimo. So che vip e non vip ricconi di mezzo mondo si sentono in obbligo di farvi la loro "capatina" di "presenza" annuale. So che probabilmente avendo uno yatch a disposizione si possono raggiungere punti di mare stupendi. Eppure, nonostante il bel tempo e una folla tutto sommato "sostenibile" , a me Saint Tropez non è piaciuta. Nemmeno un pò. E, onestamente, non mi spiego come mai nel corso degli anni sia diventata una tappa così irrinunciabile per i ricchi del pianeta.
Partiamo da qualche tempo fa, quando Saint Tropez non era Saint Tropez ma solo un paesino di mare. Il tratto di costa è, secondo me, mediocre. Non è particolarmente bello nè il mare nè il litorale. Più avanti o più indietro di qualche chilometro ci sono senz'altro punti più belli. Non mi spiego, quindi, la genesi della sua fama.
E mi spiego ancora meno il fascino che possa avere adesso che, oltre al mare mediocre, si aggiunge anche un'atmosfera assolutamente finta e artefatta. Passeggiare in un paese e trovare solo negozi della categoria lusso secondo me non ha senso. Innanzitutto perchè se voglio comprarmi una Louis Vuitton posso andare in pausa pranzo a Via Montenapoleone, non c'è bisogno di prenderla in vacanza. E poi perchè quel posto, così come è, potrebbe stare in qualsiasi parte del mondo: non ha nulla di caratteristico, nessun segnale distintivo della Francia o della Costa Azzurra.

Mah.. probabilmente non essendo io VIP e non essendo milionaria.. proprio non posso capire!

martedì 28 febbraio 2012

Provenza "alternativa"

È passato troppo tempo dall’ultimo post ma il tempo è poco, sempre incredibilmente poco. Ad ogni modo… l’importante è recuperare appena possibile!
Da un punto di vista di viaggi, febbraio è il mese “delle dolci attese” perché si inizia a parlare delle vacanze, del ponte di Pasqua e si scannerizzano tantissime mete nella speranza che la bella stagione arrivi prima.
Quest’anno, però, un anticipo di bella stagione l’abbiamo inaspettatamente trovato all’epifania quando siamo partiti alla volta di una “provenza senza lavanda” e abbiamo trovato sole, cielo terso e 20 gradi!
Ma.. procediamo con ordine… Qualche tempo fa sul nostro fedelissimo Traveller avevamo letto un articolo dalle foto affascinanti di una Provenza lontana dalle mete più battute. Si parlava di una Provenza “arrampicata”, senza lavanda ma con alberi di ulivo e vigneti. Le foto erano così belle e l’articolo così suggestivo che abbiamo deciso di andarci per la Befana. E così ci siamo organizzati per andarci alla Befana.
Si tratta di un gruppo di paesini (Fayence, Bargemon, Tourrettes su lup, Montauroux) strategicamente posizionati ad una sessantina di chilometri dalla costa azzurra e ancor meno da Grasse (il paese dei profumi) procedendo verso l’interno, tutti arroccati sulle montagne e collegati tra loro da meravigliose strade immerse nei vigneti e negli ulivi.
Anche se molte attività erano chiuse per il periodo invernale, ciascuno di questi paesini meritava una breve visita da prendere con calma.

Un plauso particolare al B&B che avevamo prenotato (La moulin de la camandule a Fayence, http://www.camandoule.com/en/hotel-restaurant-fayence.htm ): un antico multino ristrutturato, immerso nel verde, circondato da una vista bellissima e con camere dal sapore super provenzale.
Assolutamente all’altezza delle camere anche il ristorante dell’albergo, L’Escourtin, in cui  anche se non a prezzi bassissimi abbiamo mangiato (e bevuto) in maniera divina in una sala stupenda con un enorme camino acceso e parti dell’antica struttura lasciate a vista.



martedì 24 gennaio 2012

Ancora Perù..


Diciamolo… io sono un’entusiasta di natura. Amo vedere posti nuovi di ogni tipo perché se si è predisposti a farlo in ogni posto si riesce a trovare la bellezza.
Ma ci sono alcuni viaggi che diventano immediatamente un’esperienza meravigliosa. Sono quei posti capaci di annullare completamente tutto il resto e di farti restare sintonizzato solo su quello che vedi in quel momento per cercare di non perdere nessun colore, nessun odore di quello che stai vivendo.
Uno di questi posti, per me, è stata la valle del Colca in Perù, posto che dà anche la foto di sfondo di questo blog.
La valle del Colca è un’immensa vallata che si trova a circa 200 km da Arequipa nella parte più a Sud del Perù. E’ un’escursione faticosa soprattutto per le condizioni delle strade che si attraversano e per l’altitudine che in un punto così alto (quasi 5000 metri) può causare qualche problema. Il rimedio naturale dei peruviani sono le foglie di coca, succhiate al naturale o in acqua calda tipo infuso. Aldilà del sapore piuttosto amarognolo io ho provato entrambi ed effettivamente ti danno una sensazione di minore spossatezza e minore fiacchezza (è anche vero che io non ho avuto grossi problemi per l’altitudine).
Da Arequipa si attraversano paesaggi meravigliosi, nei quali la natura domina incontrastata. Qui e lì greggi di vigogne, lama e alpaca pascolano in mezzo al nulla e, allo stesso modo, sparuti gruppi di capanne fanno da case ai pastori e alle loro mogli che vendono lungo la strada prodotti locali dai  tipici colori sgargianti. (ndr: le vigogne, i lama e gli alpaca sono degli animali della famiglia delle camelidi che vivono sulle Ande). Non mi soffermo molto su cosa abbiamo visto, lascerò che le foto parlino per questi paesaggi.
Attraversare questa valle e soffermarsi con le persone del posto ti dà la fortuna di comprendere un po’ meglio l’animo del popolo peruviano: fiero, dignitoso anche nella miseria più totale, quasi disinteressato a usi e costumi diversi dai propri.

Dopo un giorno di viaggio si arriva nel paesino di Chivay, un agglomerato di case e milioni di cavi elettrici in aria con non molto da offrire se non uno dei pochissimi alberghi della zona ed un mercato mattutino coloratissimo di frutta e verdura. (ndr: a Chivay non ci è stato possibile cambiare degli euro in valuta peruviana – il sol. Conviene quindi sempre cambiare in città più grandi per evitare problemi).
Da Chivay si può concludere la giornata con una tappa alle terme Las Caleras, un punto termale nel quale si può fare il bagno in un’acqua a 40 gradi in mezzo a montagne altissime a quasi 4000 metri. Dopo una notte di sonno ristoratore al mattino di buon ora si arriva alla zona della Cruz del Condor, un canyon profondo 3000 metri all’interno del quale volano immensi condor in tutta la loro imponenza (l’apertura alare di un animale di questo tipo è di circa 3 metri!!!).
Nota di colore: Fausto al canyon ha iniziato a sentirsi un pò male causa altitudine (crampi allo stomaco, mal di testa, ..). La nostra guida (oltre alle immancabili foglie di coca che utilizzano praticamente sempre) ha iniziato a versarsi dell'alcol tra le mani e, dopo averle strofinate, gliele faceva annusare. Sapete che è stato davvero meglio? Altro che medicine...
Nota di colore 2: nel pulmino al ritorno si sono aggregati 4 ragazzi israeliani di 18 anni che, subito dopo la maturità, avevano deciso di trascorrere 6 mesi in sud america con tipo 300 euro in totale. Ma ve le immaginate le mamme italiane di fronte ad un'idea del genere del proprio figlio!??!