Strana questa cosa dei viaggi, una volta che cominci, è difficile fermarsi. È come essere alcolizzati.
(Gore Vidal, La statua di sale, 1948)

venerdì 25 novembre 2011

Thailandia - Parte 1

Avevo promesso un racconto accurato delle vacanze di quest’estate (in Thailandia).. ci ho messo un po’ di tempo ma.. eccomi qua!
Il racconto sarà suddiviso in 3 parti (altrimenti sarebbe stato lunghissimo e vi sareste annoiati) che rispecchieranno le tre parti della vacanza: Bangkok, la Giungla e il mercato Galleggiante e, infine, l'arcipelago di Koh Samui.
Con chi abbiamo prenotato
Considerando che per quest’anno avevamo già avuto abbastanza sventure organizzative (vedi voli per il Giappone andati persi) abbiamo deciso di affidarci ad un’agenzia e ad un tour operator qualificati. Sfogliando vari cataloghi la nostra scelta è ricaduta su Kuoni e ne siamo rimasti soddisfatti sia in termini di organizzazione che in termini di livello delle strutture proposte.
Per quanto riguarda il volo, siamo arrivati e ripartiti da Bangkok con la Thai Airlines, servizio impeccabile, poltrone abbastanza comode e soprattutto volo diretto (cosa non da poco su un volo che già di suo dura 12 ore).
Dove abbiamo dormito
Per dormire avevamo optato per il Siam City hotel http://www.siamhotels.com/siamcity/ , un albergo molto bello con un’ottima colazione e con il vantaggio assoluto di trovarsi a pochi metri dalla stazione Phaya Thai dello sky line (vantaggio non da poco in una città con 6 milioni di abitanti e quasi altrettante automobili).
Cosa abbiamo visto
Faccio una premessa: E’ difficile raccontare di Bangkok perché la città è un mondo a sé. Il caos e i templi di meditazione, l’afa e l’aria condizionata gelida di ogni luogo al chiuso, lo sfarzo e la miseria, gli alberghi splendenti e la sporcizia delle strade, coabitano senza stonare. Ci sono solo due aspetti comuni costanti in tutta questa sterminatissima città: l’afa e un odore insistente dell’aria, probabilmente dovuto alla loro abitudine di cucinare per strada.
Noi abbiamo inaugurato il giro con un tragitto in battello sul fiume Chao Phraya, l’enorme fiume che attraversa la città: sulla riva si alternano alberghi lussuosissimi, templi buddisti, palazzi sfarzosi e baracche nel verso senso della parola, il tutto lambito da questo imponente fiume color fango.
Dopo il giro sul battello per pochi euro un autista si è offerto di accompagnarci con il suo tuk tuk in giro per vari templi che gli avevamo indicato sulla mappa: ci accompagnava al tempio e ci aspettava fuori per poi portarci al tempio successivo.
Accompagnati dal nostro tuk tuk abbiamo visitato agevolmente il Wat Saket, il Wat Suthatwat,  il Wat Benchamabophit e il Wat Intharawihan (il tempio con un Buddha gigantesco tutto dorato).
Il giro sul tuk tuk è caratteristico e molto economico ma dopo un po’ diventa scomodo tra smog respirato, clacson, traffico e buche sull’asfalto continue. Siamo però stati contenti di averlo provato perchè il tragitto da un tempio all’altro era la visita nella visita, tra negozi stracolmi di oggetti improbabili, statue di Buddha, fiori finti e taxi coloratissimi.
Dopo aver girato per i vari templi ci siamo diretti al Gran Palazzo e del  Wat Phra Kaeo (dove c'è il buddha di smeraldo): lo splendore, l’arte sopraffina, al di sopra di ogni possibile aspettativa.
Dopo questo posto indimenticabile siamo andati al Wat Pho, il tempio con il buddha disteso:
Nonostante la bellezza del posto, dopo questa visita abbiamo iniziato ad accusare davvero la stanchezza dovuta alla notte in volo e al caldo che aveva raggiunto livelli inimmaginabili.  Abbiamo quindi saggiamente deciso di tornare in albergo per qualche ora per una doccia ed un sonnellino ristoratore.
In serata siamo andati a visitare il  mercato notturno di Pat Pong e lì tra ristoranti, bancarelle, negozietti e boutique di falsi di ogni tipo sono spuntati i tanto chiacchierati go-go bar.
Ovviamente non ci siamo entrati ma, oltre a quelle messe fuori al locale per richiamare turisti all’interno, dall’esterno si vedevano perfettamente queste ragazzine dai corpi esili e le facce da bambina in mutande e reggiseno che aspettavano i clienti per la lap dance.  
Altre ragazzine (e ragazzini..) con l'aspetto altrettanto giovane passeggiavano in giro accompagnate da ciccioni europei avanti con gli anni. Ora… io non mi ritengo una bacchettona e so che in certi paesi il turismo sessuale è una realtà dei fatti, però mi ha fatto rabbia e tristezza vedere quanti maiali approfittano della miseria.  
Ma l’ “offerta di bellezze locali” chiaramente non si limitava solo ai locali  di lapdance: tantissimi uomini gironzolavano per le strade proponendo cataloghi con disegni di posizioni oscene (giuro… erano proprio come il menu delle pizzerie!!!). Alcuni dei suddetti ciccioni accettavano e venivano accompagnati in go-go bar più “riservati”. Altri uomini , ancora, proponevano cataloghi con “spettacoli” (a mio parere) disgustosi di vario tipo (ping pong show, cigarettes show) dei quali anche sforzandomi mi sfugge la logica e la possibile bellezza.
Ciccioni e gente con proposte oscene a parte sono contenta di esserci andata. E’ un posto che vale la pena vedere per la sua frenesia, la sua vitalità, e per la molteplicità di natura umana che vi si può trovare.
Nel successivo giorno a Bangkok abbiamo deciso di dirigerci a China town che è una città nella città vista la forte componente cinese nella popolazione thailandese.
Lungo i marciapiedi bancarelle,  negozietti di “cineserie”, postazioni improbabili per mangiare (e annessi tavolini con gente seduta come se stesse in un ristorante) e… estetiste! Si si... gettonatissime estetiste ambulanti! Sostanzialmente ciascuna “estetista” ha in dotazione due sedie (una per lei e una per la cliente) e più o meno un metro e mezzo di marciapiede. Ho scoperto, tra l'altro,  che in Thailandia si usa la tecnica di depilazione con il filo, ne avete mai sentito parlare?
Da lì abbiamo visitato la via dell’oro, un lungo vialone pieno zeppo di negozi stracolmi d’oro con insegne gigantesche e il tempio Wat Mangkon Kamalawat, con santuari buddisti, taoisti e del confucianesimo.
La cosa che più salta all'occhio (e all'olfatto) è il cibo cotto per strada: dal riso in bianco a interiora bollite, da banane arrostite a petto di pollo speziato. Viene da sé che l’odore per strada non è certo di lavanda ma ogni cosa, per noi abituati a vivere nei nostri schemi, diventa una sorpresa, una scoperta, un nuovo modo di vedere le cose.




Noi abbiamo preferito non mangiare nulla per strada, avendo una lunga vacanza davanti a noi e anticorpi nostrani! Ma, nella pulizia almeno apparente di un ristorante, abbiamo iniziato a testare la bontà della cucina thailandese che abbina la frutta (tipicamente il cocco e le banane) alla carne, la frutta secca e l’immancabile piccante….

Alla prossima puntata!!!!

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